Thursday, July 8, 2010

The Friends of Saint Francis

Go to Angela Seracchioli - Di qui passo' Francesco and click on the various figures to read in Italian. Below is the various friends of Saint Francis. (Egidio is standing)

EGIDIOIl terzo compagno di Francesco dalla campagna di Assisi, 18 anni; è robusto e fa il contadino
Carattere e caratteristiche:
Ama tutto ciò che è lavoro manuale; intreccia ceste, aiuta i contadini nei campi, si dedica a tutti i tipi di servizi. Lavora in cucina nei monasteri che lo ospitavano, arrotava coltelli, all’occorrenza fa anche il becchino. E’ buono, semplice e illetterato. E’ un gioioso. Si prende cura particolarmente dei lebbrosi. E’ un contemplativo che viene rapito da frequenti estasi. Non ama i libri e prende in giro scherzosamente e argutamente chi si dedica agli studi.
La sua storia:
Avvicina Francesco a Rivotorto nel 1208, sta un po’ con i tre ed é donando il suo mantello ad un povero, sotto suggerimento di Francesco, che si rende conto che vuole rimanere con lui entrando in quella prima piccolissima comunità. Con Francesco parte ben presto per la Marca di Ancona (le Marche), poi va a Roma insieme ai primi per l’approvazione della prima regola di vita.
VIENE INVIATO CON BERNARDO A SANTIAGO DI COMPOSTELLA e su quei sentieri soffrono fame, freddo e maltrattamenti. Torna dalla Spagna e si incammina alla volta della Terrasanta guadagnandosi il passaggio in nave vendendo acqua fresca alla gente. Ad Acri fa ceste e seppellisce i morti.
E’ accanto a Francesco nel momento del transito. Dopo la scomparsa del Maestro è nel gruppo di coloro che difendono strenuamente la purezza originale dei primi tempi dell’ordine. L’unica costruzione grandiosa che gli sia mai piaciuta è la basilica di Francesco perché riteneva che la sua ricchezza avrebbe mostrato a tutti la suagrandezza Si ritira vicino a Perugia dove ora si trova il convento di Monteripido e il suo eremo è meta di continui pellegrinaggi per incontrare questo santo uomo famoso per i suoi modi molto scherzosi e originali di parlare delle cose di Dio. Fra i visitatori che si ricordano: Vi è Lodovico re di Francia che poi divenne santo: “E giugnendo alla porta del luogo de’ frati, come un povero pellegrino e sconosciuto, con pochi compagni, domanda con grande istanza frate Egidio, non dicendo niente al portinaio chi egli fussi che ’ldomandava. Va adunque il portinaio a frate Egidio e dice che alla porta è uno pellegrino che n’addimanda, e da Dio gli fu ispirato e rivelato in ispirito ch’egli era il re di Francia; di che subitamente con grande fervore esce di cella e corre alla porta, e senza altro domandare, o che mai eglino s’avessino veduti, insieme con grandissima divozione inginocchiandosi, s’abbracciarono insieme e baciaronsi con tanta dimestichezza, come se per lungo tempo avessino tenuta grande amistà insieme, ma per tutto questo non parlavano nulla l’uno all’altro, ma stavano così abbracciati con quelli segni d’amore caritativo in silenzio. Ed istati che furono per grande spazio nel detto modo senza dirsi parola insieme, si partirono l’uno dall’altro; e santo Lodovico se n’andò al suo viaggio, e frate Egidio si tornò alla cella. Partendosi il re, un frate domandò alcuno de’ suoi compagni chi era colui che s’era cotanto abbracciato con santo Egidio; e colui rispuose ch’egli era Lodovico re di Francia, lo quale era venuto per vedere frate Egidio. Di che dicendolo costui agli altri frati, eglino n’ebbono grandissima malinconia che frate Egidio non gli avea parlato parola; e rammaricandosene, sì gli dissono: “O frate Egidio, perché se’ tu stato tanto villano, che uno così fatto re, il quale è venuto di Francia per vederti e per udire da te qualche buona parola, e tu non gli hai parlato niente?”. Rispuose frate Egidio: “O carissimi frati, non vi maravigliate di ciò; imperò che né egli a me né io a lui pote’ dire parola, però che sì tosto come noi ci abbracciammo insieme, la luce della divina sapienza rivelò e manifestò a me il cuore suo e a lui il mio; e così per divina operazione ragguardandoci ne’ cuori, ciò ch’io volea dire a lui ed egli a me troppo meglio conoscemmo che se noi ci avessimo parlato con la bocca, e con maggiore consolazione, e se noi avessimo voluto esplicare con voce quello che noi sentivamo nel cuore, per lo difetto della lingua umana, la quale non può chiaramente esprimere li misteri segreti di Dio, ci sarebbe stato piuttosto a sconsolazione che a consolazione. E però sappiate di certo che il re si partì mirabilmente consolato”. (Fioretti)
E Fra Jacopa dei Sottesoli, dopo che si era ritirata a vivere ad Assisi, e che assistette ad una delle sue gioiose prediche e ad una sua estasi.
Diceva di lui Francesco: quando lo avvicinò: “Il Signore ci ha mandato un buon compagno”. Muore molti anni dopo Francesco nel 1262 a Monteripido. Spiritoso per tutta la vita, ai perugini che attendevano la sua morte imminente per tributargli grandi onori mandò a dire: “Dite ai perugini che non suoneranno mai le campane della città per la mia canonizzazione o per qualche miracolo…” e i perugini ribatterono: “E se non sarà canonizzato, noi lo vogliamo ugualmente.”(I detti del beato Egidio)
Dopo la sua morte il corpo venne portato in città e sepolto in un antica arca romana nella chiesa di San Francesco in Prato….non è mai stato canonizzato!
Ha detto di lui San Bonaventura:
“Fra loro, il terzo posto toccò al santo padre Egidio, uomo davvero pieno di Dio e degno di essere solennemente ricordato. Egli, infatti, divenne in seguito famosissimo per le sue sublimi virtù, come di lui aveva predetto il servitore del Signore, e, quantunque illetterato e semplice, si elevò ai più eccelsi vertici della contemplazione. Egidio per lunghi periodi di tempo si dedicava incessantemente alle ascensioni mistiche e veniva rapito in Dio con estasi così frequenti, che, pur essendo in mezzo agli uomini, sembrava conducesse ormai una vita più angelica che umana. L’ho potuto costatare anch’io con i miei occhi e perciò ne faccio fede.” (Leggenda maggiore)

 BERNARDO DA QUINTAVALLE - Il primo compagno di Francesco
Assisi (la sua casa esiste ancora ma è haimè chiusa) giovane, molto ricco e nobile
Carattere e caratteristiche:
Di fede perfetta, sottile intelletto, amante della povertà, ha capacità oratorie, umilissimo, è un contemplativo.
E’ definito dai fratelli:
araldo di pace e di penitenza e santo sorridente.
La sua storia:
Inizialmente osserva il comportamento di F. lo ospita varie volte in casa sua poi, dopo una notte memorabile vicino all’amico e l’apertura del Vangelo che gli indica la via da seguire, dona tutti i suoi averi e segue Francesco rimanendo al suo fianco fino a che non viene inviato da lui in altre regioni. Va per primo a Bologna dove raccoglie attorno a se nuovi compagni, e poi a Firenze. E’ eletto da Francesco capo gruppo nel primo viaggio a Roma per presentare al Papa il loro programma di vita.
VIENE INVIATO DA FRANCESCO, ASSIEME AD EGIDIO, A SANTIAGO DI COMPOSTELLA per poi ricongiungersi a lui alla Porziuncola.
Francesco lo vuole accanto in punto di morte e vuole che condivida con lui i dolcetti di Frate Jacopa pensando che possano giovare alla sua salute; lo benedice in modo particolare.
Dopo la morte del Maestro i frati lo riveriscono come venerabile padre.
Diceva di lui Francesco:
che: “gli parve che Signore avesse cura di lui donandogli il compagno di cui ognuno ha bisogno e un amico fedele.”(T.Celano vita prima)
Che aveva “Fede perfetta insieme con l’amore della povertà.” (leggenda perugina)
Su di lui fa una profezia: «Vi dico che a Bernardo sono stati inviati demoni dei più grandi e subdoli, per metterlo alla prova. Molte tribolazioni e tentazioni dovrà subire. Ma il Signore misericordioso, quando Bernardo sarà prossimo alla fine, lo libererà da ogni pena e prova interiore ed esteriore e adagerà il suo spirito e il suo corpo in una pace, serenità e dolcezza tale, che tutti i fratelli che lo vedranno e udranno ne saranno vivamente sorpresi, ritenendo ciò un miracolo. E Bernardo in quella quiete, serenità e dolcezza intima ed esteriore passerà da questo mondo al Padre.”(Leggenda perugina)
In punto di morte lo benedice mettendogli la mano sulla testa e dice: «Scrivi quello che sto per dire. Il primo frate datomi dal Signore è stato Bernardo, che per primo abbracciò e compì la perfezione del Vangelo, distribuendo ai poveri ogni suo avere. Per questo, e per i molti suoi meriti, io sono tenuto ad amarlo più che ogni altro frate dell’Ordine. Voglio perciò e comando, per quanto sta in mio potere, che chiunque sia ministro generale, lo ami e onori come farebbe con me, e che i ministri provinciali e i frati tutti dell’Ordine lo considerino un altro me stesso.”. (Leggenda perugina)
Come morì e dove fu sepolto:
Forse le sue ossa riposano assieme a quelle di altri quattro compagni,il cui nome non si legge sulla tomba, nel muro del transetto destro della basilica inferiore di Assisi (peccato, sarebbe bello sapere chi sono questi cinque!)
La profezia si avverò e: “Dopo morto, diventò bianco, la sua carne si fece morbida, e sembrava quasi che egli ridesse. Per cui era più bello che da vivo; e tutti provavano più gioia a contemplarlo morto che non vivo, poiché sembrava veramente un santo sorridente.”(Specchio di perfezione)
Le sue ultime parole furono:
“… truovo questo nell’anima mia che per mondi eguali a questo io non vorrei non aver servito altro signore che nostro Signore Gesù Cristo e a voi, priegovi, fratelli miei carissimi, che voi vi amiate insieme.” (Fioretti)
Diceva di lui Dante:
…facieno esser cagion di pensier santi; tanto che ’l venerabile Bernardo si scalzò prima, e dietro a tanta pace corse e, correndo, li parve esser tardo. (Paradiso canto XI) 

SILVESTRO -Il quinto compagno di Francesco 
Assisi dove è sacerdote, è anziano.

Carattere e caratteristiche:
E’ una persona semplice come una colomba, si dedica alla ininterottamente alla preghiera vivendo nelle grotte sul Subasio, Francesco ha grande devozione nei suoi confronti e lo venera come santo.

La sua storia:
Aveva venduto a Francesco delle pietre per restaurare San Damiano e fu presente alla scena quando Bernardo donò tutti i suoi averi e preso da cupidigia: 
“si lamentò col servo di Dio per le pietre, che un tempo gli aveva vendute, come se non gli fossero state pagate completamente. Francesco, osservando che l’animo del sacerdote era corroso dal veleno dell’avarizia, ebbe un sorriso di compassione. Ma, desiderando di portare in qualunque modo refrigerio a quella arsura maledetta, gli riempì le mani di denaro, senza contarlo.
Prete Silvestro si rallegrò dei soldi ricevuti, ma più ancora ammirò la liberalità di chi donava. Ritornato a casa, ripensò più volte a quanto gli era accaduto, biasimandosi santamente e meravigliandosi di amare, pur essendo ormai vecchio, il mondo, mentre quel giovane disprezzava in tale modo tutte le cose. Quando poi fu pieno di buone disposizioni, Cristo gli aprì il seno della sua misericordia, gli mostrò quanto valessero le opere di Francesco, quanto fossero preziose davanti a lui e come con il loro splendore riempissero tutta la terra.
Vide infatti, in sogno, una croce d’oro, che usciva dalla bocca di Francesco: la sua cima arrivava ai cieli, bracci protesi lateralmente cingevano tutto attorno il mondo.
Il sacerdote, compunto a quella vista, scacciò ogni ritardo dannoso, lasciò il mondo e divenne perfetto imitatore dell’uomo di Dio. Cominciò a condurre nell’Ordine una vita perfetta…” (T.Celano vita seconda)
Con Francesco scaccia i demoni da Arezzo.

Consiglia Francesco:
Francesco chiese a lui e a Chiara se dovesse dedicarsi alla vita contemplativa o alla predicazione nel mondo e Silvestro gli fece sapere: «Questo dice Iddio che tu dica a frate Francesco: che Iddio non l’ha chiamato in questo
stato solamente per sé, ma acciò che faccia frutto delle anime e molti per lui sieno salvati».
(Fioretti) la stessa risposta giunge da Chiara e Francesco segue prontamente queste indicazioni. 

Morì:
non si sa dove ma in perfetta santità come aveva sempre vissuto.

Dicevano di lui:
“che parlava con Dio come l’uno amico coll’altro” (Fioretti)


FILIPPO LONGO 
Il settimo compagno di Francesco - da Atri

Carattere e caratteristiche:
parlava di Dio con mirabile dolcezza, non aveva studiato ma riusciva a interpretare le Scritture fino al loro significato più recondito.

La sua storia: 
Non si sa quando incontrò Francesco ma la tradizione lo identifia con il settimo compagno dopo i primi cinque e Sabatino, Morrico e Giovanni della Cappella. Così raggiunto il numero di otto Francesco li divise in coppie e lui con un altro non ben identificato partì per una direzione che non era quella di Compostella a cui andarono Bernardo ed Egidio, la sola che si sa per certo. 
Fu visitatore delle Povere Dame (di Chiara e delle Clarisse) 
E’ accanto a Francesco nei colloqui segreti di Francesco con Chiara prima che lei lasciasse la casa paterna per raggiungerlo e la accompagnò, assieme a Bernardo dal monstero di San Paolo vicino a Bastia a quello di Sant’Angelo in Panzo, ai piedi del Subasio, prima che lei trovasse dimora permanente a san Damiano.
E’ uno dei primi a recarsi nella Marca di Ancona come raccontano i Fioretti.

MASSEO Da dove viene:
da Marignano, era bello, alto e grosso, di buon senso e devoto. E’ un contemplativo. E’ uno dei fratelli più amati da Francesco e suo compagno di viaggio verso la Francia, Roma, Siena e Perugia. E’ il suo confidente ed è presente a diverse estasi di Francesco. Per obbedienza, fa il portinaio, va alla questua e lavora in cucina. E’ l’ambasciatore delle domande di Francesco a Silvestro e Chiara. 

La sua storia:
“…uomo di grande santità, discrezione e grazia nel parlare di Dio, per la qual cosa santo Francesco molto l’amava…(Fioretti Cap. X /1838), è uno dei protagonisti di un capitolo molto bello dei Fioretti sulla visita di un Angelo a Francesco, Elia e Bernardo che non era fisicamente con loro ma che stava ritornando da Santiago (Fioretti cap. IV 1830). Altro capitolo dei Fioretti molto simpatico è il X quando Masseo interroga Francesco sul perché tutti lo seguano: «Dico, perché a te tutto il mondo viene dirieto, e ogni persona pare che desideri di vederti e d’udirti e d’ubbidirti? Tu non se’ bello uomo del corpo, tu non se’ di grande scienza, tu non se’ nobile onde dunque a te che tutto il mondo ti venga dietro?». La risposta di Francesco è bellissma: «…Vuoi sapere perché a me? vuoi sapere perché a me? vuoi sapere perché a me tutto ’l mondo mi venga dietro? Questo io ho da quelli occhi dello altissimo Iddio, li quali in ogni luogo contemplano i buoni e li rei: imperciò che quelli occhi santissimi non hanno veduto fra li peccatori nessuno più vile, né più insufficiente, né più grande peccatore di me; e però a fare quell’operazione maravigliosa, la quale egli intende di fare, non ha trovato più vile creatura sopra la terra…”(Fioretti Cap. X 1838)
Un “epsodio pellegrino” molto simaptico è quello in cui si vede Francesco e Masseo fermi ad un trivio ed incapaci di decidere che strada prendere. Francesco farà girare su se stesso il buon Masseo fino a che non cadrà a terra più volte poi, dalla posizione del volto del compagno F. capirà che devono recarsi a Siena prendendo così la strada “…che Dio vorrà” (Fioretti Cap.XI/1839)
A Cannara è presente alla predica agli uccelli.
Aiuta Rufino in un momento di grande tormento interiore (Fioretti XXIX /1863) 
Con Francesco si reca a Perugia da papa Onorio III per richiedere l’Indulgenza per la Porziuncola. (Il perdono di Assisi)
Vive alla Verna quando Francesco riceve le stimmate e a lui e Angelo, Francesco raccomanda il monte santo.

Dice di lui Francesco:
Quando tratteggia come dovrebbe essere il frate perfetto mettendo insieme le caratteristiche di alcuni dei suoi fratelli dice che dovrebbe avere: “…l’aspetto attraente e il buon senso di Masseo, con il suo parlare bello e devoto…” (Specchio di perfezione 85/1782) 
Lo chiama “Compagno mio…” (Fioretti XIII 1842)

È sepolto:
dal 1932, in una piccola urna nella cripta di Francesco a lato della sua tomba; compagno di viaggio per sempre.


PIETRO CATTANI - Il secondo compagno di Francesco - Assisi - Età e ceto:
Giovane e povero di nascita, era stato legista e canonico della chiesa di San Rufino. La sua è una breve vita.
La sua storia:
Si avvicina a Francesco assieme a Bernardo ed è assieme a loro all’apertura del Vangelo poi anche lui da via le sue magre ricchezze e segue Francesco e con lui e Bernardo va a vivere in una cappannuccia vicino alla Porziuncola. Un giorno esegue l’ordine di F. che accusandosi di ingordigia chiede a Pietro di trascinarlo nudo con una corda al collo per le vie della città, ma lo fece piangendo. E’ assieme a Francesco a Dammietta, in Egitto dove l’esercito crociato sta per dare battaglia a quello musulmano. Francesco chiede a lui consiglio sul da farsi: “Il Signore mi ha mostrato che se avverrà oggi lo scontro andrà male per i cristiani. Ma se dico questo sarò creduto pazzo; se taccio mi rimorde la coscienza. Cosa ne pensi?” “Padre -rispose il compagno- non dare importanza al giudizio degli uomini; del resto non sarebbe la prima volta oggi che sei giudicato pazzo. Libera la tua coscienza e abbi timore di Dio piuttosto che degli uomini.” (T:Celano vita seconda)
Per ordine di Francesco dona alla madre povera di due frati un Vangelo, il solo che hanno, perché lei lo venda e ricavi di che vivere.
Al capitolo generale del settembre del 1220 viene eletto da Francesco primo Ministro dell’Ordine, suo Vicario: “Da oggi avanti sono morto per voi. Ma ecco fra Pietro Cattanio, al quale io e voi tutti dobbiamo obbedire.” E inchinatosi subito davanti a lui promise: “obbedienza e riverenza.”(T:Celano vita seconda)
Viene un giorno rimproverato da Francesco perché vorrebbe conservare un qualche bene dei novizi per far fronte alle spese del sempre maggior numero di frati che giungono alla Porziuncola. Per Francesco è meglio vendere tutti gli arredi sacri e spogliare l’altare della Madonna che contravvenire alla Regola di povertà.
Francesco confessa a Pietro di aver rattristato con il suo comportamento un lebbroso e gli chiede di approvare senza contraddire la penitenza che vuole fare. Volle mangiare nello stesso piatto del lebbroso e: “Al vede simile spettacolo frate Pietro e gli altri frati furono sgomenti…”(Leggenda perugina)
La sua prematura morte:
Avvenne un anno dopo essere stato eletto Vicario, morì nel 1221 alla Porziuncola, i biografi di Francesco ipotizzano che il carico delle responsabilità a lui affidate fosse troppo pesante per lui, Francesco nominò suo successore fra Elia da Cortona.

RUFINO - Assisi, era uno dei più nobili della città, era parente di Chiara
Carattere e caratteristiche:
Uomo di Dio di purezza angelica, non amava parlare, era un contemplativo
Diceva di lui Francesco:
nella descrizione il frate ideale e perfetto doveva possedere: “la virtuosa incessante orazione di Rufino, che pregava anche dormendo e in qualunque occupazione aveva incessantemente lo spirito unito al Signore…” (Specchio di perfezione 85/1782)
E “che frate Ruffino era in questa vita canonizzato da Cristo, e che, fuori che dinanzi da lui, egli non dubiterebbe di dire santo Ruffino, benché fusse ancora vivo in terra…” (Fioretti Cap. XXIX /1863)
La sua vita:
Non amava predicare e per un suo rifiuto a farlo Francesco: “Però che tu non hai ubbidito prestamente ti comando per santa obbidienza che ignudo come nascesti, colle sole brache, tu vada a Sciesi, ed entri in una chiesa così ignudo e predichi al popolo”. Rufino lo fa e: In questo mezzo santo Francesco, ripensando della pronta obbedienza di frate Ruffino, il quale era dei più gentili uomini d’Ascesi, ed al comandamento duro che gli avea fatto,cominciò a riprendere se medesimo dicendo: “Onde a te tanta prosunzione,figliuolo di Pietro Bernardoni, vile omicciuolo, a comandare a frate Ruffino,il quale è de’ più gentili uomini d’Ascesi, che vada ignudo a predicare al popolo siccome pazzo? Per Dio, che tu proverai in te quello che tu comandi ad altri”. E di subito in fervore di spirito si spoglia egli ignudo simigliantemente e vassene ad Ascesi, e mena seco frate Leone, che recasse l’abito suo e quello di frate Ruffino…” (Fioretti Cap. XXX / 1864)
E’ il protagonista di un episodio molto toccante dell’incontro con il demonio sotto l’aspetto del crocifisso che lo getta in uno stato di confusione e di dubbio sia su Francesco che sul suo cammino fino al punto di non voler più vedere Francesco. Masseo gli è vicino, ma è Francesco che risolve la crisi di Rufino essendogli stato rivelato dalla Spirito lo stato in cui si trovava: “O frate Ruffino cattivello, a cui hai tu creduto?”. E giugnendo a lui frate Ruffino, egli sì gli disse per ordine tutta la tentazione ch’egli avea avuta dal demonio dentro e di fuori, e mostrandogli chiaramente che colui che gli era apparito era il demonio e non Cristo, e che per nessuno modo ei dovea acconsentire alle suggestioni: “ma quando il demonio ti dicesse più: Tu se’ dannato, si gli rispondi: Apri la bocca; mo’ vi ti caco. E questo ti sia segnale, ch’egli è il demonio e non Cristo, ché dato tu gli arai tale risposta, immantanente fuggirà….Allora frate Ruffino, veggendo che frate Francesco gli diceva per ordine tutt’l modo della sua tentazione, compunto per le sue parole, cominciò a lagrimare fortissimamente e adorare santo Francesco e umilemente riconoscere la colpa sua in avergli celato la sua tentazione. E così rimase tutto consolato e confortato per gli ammonimenti del padre santo e tutto mutato in meglio. Poi finalmente gli disse santo Francesco: “Va’ figliuolo, e confessati e non lasciare lo studio della orazione usata, e sappi per certo che questa tentazione ti sarà grande utilità e consolazione, e in breve il proverai”…. (Fioretti Cap. XXIX /1863) il demonio tornerà ma non ce la farà più e fuggirà provocando un gran crollare di pietre dal Subasio e una vera visione di Cristo giungerà a consolare il povero Rufino. (Fioretti Cap. XXIX /1863)
Tocco con le mani la piaga nel costato di Francesco mentre lo frizionava procurandogli dolore, Francesco non mostrava a nessuno le stimmate. “Per questo il servo di Dio soffrì non poco e, allontanando da sé la mano, pregò gemendo che il Signore gli perdonasse.” (T. Celano, Trattato dei miracoli Cap.II/ 829)
A lui, Leone ed Angelo, i fedelissimi, viene attribuita la scrittura della “Leggenda dei Tre Compagni” che inizia così: “Al reverendo padre in Cristo, frate Crescenzio, per grazia di Dio ministro generale, frate Leone, frate Rufino e frate Angelo, che in passato furono compagni, senza esserne meritevoli, del beato padre Francesco, esprimono la loro doverosa e devota riverenza nel Signore…”
Morì:
alla Porziuncola, pare nel 1270
E’ sepolto:
nella cripta di Francesco assieme agli altri tre compagni: Masseo, Leone e Angelo e Fra Jacopa dei Settesoli.